tanto di cui parlare, tutto ancora da vivere

mercoledì 21 marzo 2012

19 Marzo

Anche questa volta sono in ritardo..
Sarà che forse ha ragione chi dice che me la meno troppo, ma io non riesco a prendere seriamente gli altri, e di conseguenza il loro tempo. Figuriamoci la serietà con cui considero il mio.
Però a volte capita che aspetti un messaggio, una chiamata, un segnale di fumo, insomma qualcosa, che però non arriva.
E le ore passano e la mente viaggia, troppo spesso nella direzione giusta.
Ma cosa costa un no? Rimandiamo è una parola troppo difficile da scrivere? Eppure l'ho già letta tante volte da quel numero maledetto.
Ogni volta ci sto sopra sempre meno, questo è vero, però un briciolo di coerenza me l'aspetto.
Mi aspetto troppo, evidentemente.
Alla fine poi, quando non lo aspetti più arriva il messaggio e che altro si può fare se non dire si?
Un po' di storie, non mi va che ti fai la strada, questo e quell'altro. Ma io voglio andarci, quindi chiedo si o no. La risposta questa volta è si, così mi invento una storia verosimile e salto in macchina.
Un'ora è lunga da passare, dopo aver superato Bergamo c'è esattamente metà strada ancora da correre.
Poi ci si incontra, dopo che gli ho fatto notare in diversi modi che l'altra volta ci sono rimasto male, oggi ci ha dato dentro, come se volesse dimostrarmi qualcosa.
Al diavolo, dopo aver finito mi sentivo di troppo. E sono rimasto apposta per vedere la reazione.. Reazione che non è arrivata o forse che io ho appositamente ignorato.
Poi me ne sono andato, ed è finito tutto quanto.
Con l'Altro finisce sempre così, ad un certo punto mi cerca, mi dice che gli manco e se posso andare da lui; il sesto senso vuole che scelga sempre le giornate meno adatte, così devo dire di no e quando poi posso io sembra che non mi voglia più.
L'avrò capita questa volta? Domani si vedrà, chissà se riuscirò a pensare che la vita è la mia oppure sarò così cretino da cercare di prendere (di nuovo) qualche pezzetto dalla sua.
Ieri era la festa del papà.
Mi hanno chiesto diverse volte se avevo fatto gli auguri al mio, ma la risposta era sempre la stessa, no.
Si sveglia prima di me il lunedì e prima di notte non ci rivediamo mai.
Questa era la scusa ufficiale.
La verità è che mi imbarazzano queste occasioni. Augurargli cosa?
Le nostre conversazioni si limitano al buongiorno e alla buonanotte, forse qualche parola a pranzo, se capita di mangiare insieme.
Le colpe sono un pò di tutti e due, lui ha le sue, io le mie.
Non abbiamo mai avuto un rapporto, di alcun genere.
Non sto dicendo che è stato un cattivo papà, per noi (figli) ha sempre dato il massimo, non ci è mai mancato nulla e abbiamo sempre fatto ciò che volevamo. Forse ci è mancato solo lui.
Per un periodo ho pensato che se sono come sono fosse solo colpa sua, della sua assenza.
Ho cambiato in parte opinione, se sono così è perchè ci sono nato, paure, insicurezze e carattere (inesistente) inclusi. Ma sono ancora convinto del fatto che conoscerlo un po' mi avrebbe dato un'idea concreta di come crescere.
Ci, mi vuole bene, e forse è proprio per questo che si è allontanato da noi, per paura di non sapere cosa fare e di sbagliare.
La vedo così, è come mi comporto io quando ho paura di fare qualche cazzata e allo stesso tempo voglio dare una mano. Lavoro da lontano, osservando che vada tutto bene e che non ci siano problemi.
Rientrando a casa a mezzanotte, quindi oramai il giorno dopo, ho aspettato che si allontanasse e poi ho detto: ah, papà...auguri per la festa del papà.
Ha risposto con un grazie, il tono era quello di chi dice che ormai è troppo tardi.
Scusa papà, se non sono come vorresti e scusami se in qualche modo ti deludo.
Sappi che comunque ti voglio bene anche io, anche se non te lo dico, e anche se non te lo dimostro.
Grazie papà

Nessun commento:

Posta un commento